martedì 14 dicembre 2010

CIVILTA' TRADIZIONALI

Se dovessimo spiegare cos’è la Tradizione, nel suo massimo senso unico, forse non basterebbero le uscite di Ranghi Serrati dei prossimi anni. Cerchiamo quindi, per quanto ci è possibile, sintetizzare in poche parole sapendo però in anticipo di non essere esaustivi al punto giusto. Tradizione, dal verbo “tradere”, vuol dire innanzitutto “tramandare, trasmettere”. Tradizione è ciò che sopravvive a tutte le epoche, che non conosce spazio e tempo, che rimane vivo e che tende all’infinito. Nel suo aspetto più metafisico, per dirla alla Guénon, la Tradizione è “il principio del manifestarsi, l’origine di ogni cosa, la fonte dell’essere”. Guénon inoltre sosteneva che tutti i profeti di ogni religione attingevano da un’unica fonte, i loro testi sacri sono stati ispirati dalla medesima fonte: Dio. In Europa, se volessimo tracciare una linea comune che parte da lontanissimo dalle civiltà preistoriche, passando in epoca Romana e Medioevale poi, fino ad arrivare ai giorni nostri, possiamo individuare quei valori che sono rimasti eterni e che hanno spinto gli Uomini a combattere con Fedeltà, Orgoglio, Spirito di Sacrificio, Lealtà, sia le battaglie Crociate che quelle affrontate dai giovanissimi europei delle Waffen SS durante la fine della seconda guerra mondiale. Dai pagani ai cristiani, il centro, il fulcro attorno al quale ruotava la vita degli uomini era Dio e in sua funzione si articolavano le società di ogni epoca. Nonostante le profonde contraddizioni e le sue indubbie ingiustizie, le società europee e non europee si sviluppavano in maniera organica attorno al concetto Sacro. Organicità quindi, prima ancora che Gerarchia, perché il concetto di organicità è superiore al concetto gerarchico nel senso lato della sua struttura. Se pensiamo alla Natura, profondamente divisa e diversa anche nei suoi aspetti più intimi, l’organicità è quella che permette il chiudersi del cerchio della vita ed ogni cosa è direttamente o indirettamente legata all’altra, superiore o inferiore che sia, ma comunque dipendente e inscindibile. Il Sole fonte di luce e calore, l’Acqua e l’Aria elementi essenziali di Vita, la Terra madre di tutti i frutti, sono elementi naturali che hanno permesso agli Uomini, e a tutte le altre creature del pianeta, di sopravvivere e di prosperare. Ma sempre in maniera Organica. Facendo un paragone tra la società moderna e a tutte le altre precedenti ad essa, notiamo un elemento inquietante che si è insinuato fino a sostituire il centro di questo sistema: il denaro. Il Sacro è stato soppiantato dal denaro, creazione dell’Uomo, attorno al quale oggi ruota la società moderna. Resi schiavi dall’elemento materiale, gli uomini oggi distruggono foreste, inquinano mari e fiumi, appestano e deturpano la Terra, per il raggiungimento del suo scopo ormai primario: l’accumulo scellerato e avido di quanti più beni materiali possibili. Questo sistema illogico e anti-tradizionale ha un nome ben preciso: Capitalismo. Ad esso oggi sono asserviti tutti gli Stati “occidentali”, governati non più dai loro popoli, ma da potentissime lobbies economiche. Come possiamo noi Uomini, singoli individui, opporci e lottare di fronte ad un nemico così potente e stratificato? Non alimentando il consumismo sfrenato, andando esattamente nell’opposta direzione a quelle delle sofisticate logiche di marketing, restituendo al Lavoro e ai suoi derivati la giusta dimensione, denunciando questo stato di cose, ragionando con la nostra testa. Facendo cioè una cosa tanto semplice quanto difficile: Rivoluzionando noi stessi.

domenica 5 dicembre 2010

L'Associazione culturale Tradizionalista Sol Invictus ringrazia tutti coloro che han partecipato e quelli che hanno sostenuto la cena di solidarietà per i ragazzi di Teramo ai domiciliari.

sabato 13 novembre 2010



Oggi pomeriggio i militanti dell'Associazione Culturale Tradizionalista Sol Invictus hanno tenuto un banchetto volantinando per il centro di San Benedetto del Tronto in memoria di Gabriele Sandri. Chi dimentica è complice...GIUSTIZIA PER GABRIELE !

lunedì 8 novembre 2010

L'ALTRA FACCIA DEL CAPITALE

Secondo quanto trasmesso dal regista Michael Moore nel suo recentissimo film “Capitalism: a love story”, in America la ricchezza è detenuta da circa l’1% della popolazione mentre il restante 99% passa la propria vita alla vana ricerca di accaparrarsi anch’essa la sua fetta di benessere. Alla “vana ricerca”, poiché come fa notare lo stesso Moore, questa piccolissima parte di popolo, tanto esigua quanto ricca e potente, si oppone in maniera traversale. Ora, non staremo qui ad analizzare attraverso quali escamotage questa lobbie di plutocrati riesce in tutto ciò e nemmeno vogliamo dare seguito alla riflessione finale del regista-produttore, secondo il quale la Democrazia è la soluzione a questa ingiustizia collettiva. Come abbiamo già sostenuto e ripetuto in passato, essendo la Democrazia rappresentativa, e non diretta quindi, essa presta il fianco, fino ad esserne divorata, al capitale e ai suoi fautori. Gli Usa, da sempre espressione massima del capitalismo e del iper-libero mercato, hanno inculcato nei propri cittadini la filosofia secondo il quale la libertà di una persona è sostanzialmente nella possibilità, più o meno concreta, di diventare ricchi. A guardare con occhio critico, cercando con malizia l’altra faccia della medaglia, al di là dei bei sorrisi ostentati dai manager di wall street, ci sono dei retroscena agghiaccianti sulle condizioni della “popolazione coloniale americana” (i veri Americani, ovvero gli Indiani, dopo lo sterminio di un paio di secoli fa sono rimasti poco più di 2 milioni, ovvero l’1% scarso dell’intera popolazione). L’America è Il paese con il più alto numero di barboni in rapporto al numero di abitanti; un cittadino avente diritto di voto su due si astiene; sono circa due milioni i giovani americani che non riescono ad iscriversi all’università perché non hanno i soldi, i restanti invece sono costretti a contrarre un debito che oscilla tra i 50000 e i 140000 dollari, per mutui che hanno una durata media di 25 anni; il numero dei pignoramenti di case nel biennio 2009-2010 è salito del 25%; 50 milioni circa sono le persone (praticamente la popolazione italiana) che non hanno un’assicurazione sanitaria e di conseguenza non possono accedere alle cure mediche, anche quelle di prima necessità, mentre dei circa 250 milioni di assicurati è a volte difficile, se non impossibile, accedere alle coperture finanziarie garantite dalle assicurazioni e negate attraverso le più disparate congetture legali. Il capitalismo attraverso i suoi falsi miti e le sue martellanti propagande, è riuscito nel suo intento: la divisione individualistica dell’essere umano. Gli Uomini isolati e comprati, non cooperano più in funzione del bene superiore della collettività e dello Stato, ma si emancipano in funzione della loro egoistica libertà individuale. E’ questo il modello che stiamo importando qui nella cara e vecchia Europa. I governi di tutti gli stati dell’unione (economica) europea servono e seguono diligentemente il nuovo padrone a stelle e strisce in guerre senza senso e in discorsi nei quali il sostantivo più frequentemente usato è “Pil”. Lo smantellamento graduale, costante e crescente, dello Stato Sociale istituito più di 60 anni fa, sta alimentando in maniera vertiginosa la lotta di classe tra poveri, sempre più poveri, e ricchi, sempre più ricchi. E’ d’obbligo quindi in questo senso, ripristinare il ruolo di faro del mondo culturale e sociale, staccando l’Europa da questo regime capitalistico, liberandosi dei suoi avidi usurai profittatori e senza scrupoli.

domenica 24 ottobre 2010

EVITA: UNA GOCCIA D’AMORE

Il 26 luglio del 1952 lasciava per sempre la sua amata Argentina la giovane Maria Eva Duarte de Perón, gran personaggio politico e sociale; moglie, sostenitrice e collaboratrice del presidente argentino Juan Domingo Perón. Sempre fiera delle sue umili origini mai rinnegate, conobbe fino alla sua adolescenza fatica, miseria e stenti che segnarono il suo buon cuore e la resero fin da bambina molto sensibile e combattiva sul fronte dell’ingiustizia sociale, nella divisione tra “i ricchissimi e i poverissimi” nel suo Paese. Forte e agguerrita nel portare avanti il peronismo, (comprendente il nazionalismo, l’autarchia, la giustizia, il corporativismo) in cui credeva fervidamente non si è mai lasciata scoraggiare da quelli che lei stessa chiamava “uomini comuni”: coloro che appartengono alla “mediocrità, sterile e velenosa”, sempre pronti a criticare o attaccare qualsiasi posizione o idea senza averne una propria ben definita, approfittatori di ogni novità per scopi personali. Al contrario lei non peccò mai di egoismo o di ambizione ma ogni sua azione, pensiero, volontà fu sempre rivolta al popolo, nel quale lei ricercava e metteva tutta se stessa con un amore e una passione incomparabile. Rivoluzionaria e amata dai suoi descamisados, gli uomini di umili origini, la gente semplice, i lavoratori, tutti coloro che si sentono popolo, che amano, gioiscono e soffrono come tale. La chiamavano affettuosamente “Evita” e al suo seguito manifestarono per la liberazione del generale Peròn nell’ottobre del 1945, arrestato per le sue idee sovversive. Madre di tutti i bambini, i deboli e i poveri; compagna dei lavoratori; sorella e amica di tutte le donne, si prodigò, nonostante la sua malattia, con impegno ed interesse nelle questioni e nell’assistenza sociale, favorendo la costruzione di ospedali, scuole e nidi per gli infanti (colorati, allegri, con materiale di prima qualità per uscire dal grigiume e dalla miseria quotidiana); o dedicandosi all’emancipazione della donna, creando il ramo femminile del Partito Peronista e portando l’ Argentina nel 1951 al suffragio universale. Non si limitò solo a seguire il vecchio modello della “moglie del Presidente”, mostrandosi unicamente nelle apparizione pubbliche o partecipando alle cerimonie ufficiali; lei si fece carico dei problemi della comunità e di una responsabilità nei confronti di tutti, ben consapevole però di quale fosse il suo posto e ruolo; lei fu “moglie del capo, della guida degli Argentini”. Innamoratissima del suo compagno e del suo popolo, piccola, umile, semplice, disposta a tutto, guidata dal suo cuore trovò la sua energia e determinazione nell’unica forza costruttiva: l’amore, poiché come scrive in La ragione della mia vita, la sua autobiografia “nella donna è naturale darsi, concedersi totalmente per amore; in questo darsi è la sua gloria, la sua salvezza, la sua eternità”. (…) L’amore è darsi e dare la propria vita. (…) Quando si comincia a dare la vita, soltanto allora si compie opera d’amore.”

lunedì 27 settembre 2010

IL DIO MODERNO

“Divinità invisibile” e “meritrice universale”, così definiva il denaro W. Shakespeare in una sua opera, denominazioni riprese poi nei Manoscritti del 1844 da Marx. Lontano dal condividere l’alternativa comunista, inadeguata e ricca di antinomie, è tuttavia da accettare la definizione del denaro come di un efficace equivalente universale, accumulabile; un oggetto privo di limitazioni spazio-temporali e qualitative, in grado di sconvolgere e confondere ogni rapporto, capace di comprare e vendere tutto e tutti. Un vero genio della lampada, che permette di realizzare ogni desiderio in realtà, trasformando nel contempo i tuoi desideri stessi in qualcosa di puramente materiale e concreto. È questo l’ effettivo Creatore, il Signore del mondo che con la sua potenza sovversiva muta il bello in brutto, la fedeltà in infedeltà, l’onore in disonore, la lealtà in slealtà, l’amore in odio, ma anche il vile in onorevole, il turpe in pregio, l’avidità e l’ambizione monetaria in virtù . Trasforma la visione generale della natura e della vita stessa, oggettivando un gesto, una parola, un emozione; privilegiando la praticità rispetto al teoretico; l’empirico all’ideale; l’utile alla conoscenza… Questa ricchezza materiale, divenuta simbolo e feticcio della società capitalista, adorato e ricercato direttamente o indirettamente, non a caso viene etichettata come fonte di alienazione dell’uomo, distruttrice dell’ essenza stessa della sua natura. Riduce l’individuo a un semplice mezzo, un puro strumento, che si può, anzi si deve, sfruttare fino all’ultimo per trarne vantaggi personali, per assicurare a se stessi benessere e ricchezza senza curarsi minimamente dell’Altro e del suo Essere. In questa mentalità inaridita dal guadagno tutto è ridotto al possesso e all’egocentrismo, si è pronti a sacrificare relazioni, meraviglie naturali, risorse umane, come se il fine giustificasse sempre i mezzi ed effimeri beni valessero di più di un sentimento, di una amicizia leale, di un’emozione sincera. Oggi si vive nell’era dove il centro del nostro universo è l’economia. Tutto ruota attorno ad essa, le leggi economiche hanno soppiantato quelle naturali. L’Ordine Naturale è stato sostituito da quello economico, poiché prima ci deve essere guadagno, crescita economica, rialzo di transazione poi vengono posti di lavoro, foreste incontaminate, salute pubblica. La nostra stessa vita è spesa nell’affannosa ricerca di denaro, cercando di cumulare quanti più beni materiali possibili, poco importa se essi siano totalmente inutili per la nostra sopravvivenza. Tutti hanno un prezzo, tutto può essere comprato si dice, perfino la nostra dignità, la nostra coscienza, i nostri ideali, la nostra vita …come un allettante Faust rivisitato, pian piano ogni uomo cade preda del dolce fascino del male monetario, arrivando a vendere la propria anima per puro egoismo. Almeno però nell’opera del Marlow infine il “dottor” si pente del suo peccato, cosa che purtroppo non avviene spesso nell’elitario e sterile mondo del business.

venerdì 17 settembre 2010

“FRATELLO ANIMALE, SORELLA NATURA”

Per molti sinistroidi, filo-anarchici, paladini della libertà, difensori della natura e degli animali, intenti a combattere una lunga crociata contro carnivori ingordi, sadici vivisettori e convinti di avere il monopolio etico e sociale su alcuni temi, in quanto i soli ad occuparsene, questo articolo risulterà scomodo. Sembra forse inaccettabile (dati i miseri e numerosi tentativi di confutazione, smentiti oramai da neutrali ricercatori e storici) ma la Germania Nazionalsocialista nel 1933 promulgò le prime leggi per la protezione degli animali, contro la vivisezione, pubblicizzò un regime alimentare vegetariano, enfatizzando i benefici di una tal dieta e mosse una prima campagna contro l’inquinamento e il fumo, intuito come il maggior responsabile del cancro. Vennero attuate nei locali pubblici, uffici, ristoranti, treni, leggi anti-fumo e creati appositi ambienti separati. Convinti difensori della natura, rispettosi del suo ordine ed equilibrio, i tedeschi abolirono i cibi modificati geneticamente, proibendone la ricerca, la produzione e l’importazione; spinsero la popolazione a consumare solo alimenti naturali, semplici e genuini, e ad erigere costruzioni in armonia con l’ambiente, senza provocare sensibili danni o sconvolgimenti al terreno, foreste e correnti d’acqua. Alla luce di tutto questo, se ancora vale la definizione secondo la quale il fine dell’uomo è quello di vivere cercando di perfezionare e sviluppare anima e corpo e in definitiva la propria essenza, e ancor più quella sullo scopo di uno stato, cioè il garantire la realizzazione degli individui all’interno della comunità e del bene comune, sorgono spontanee alcune considerazioni. Facendo un veloce paragone tra la società attuale e quella di un Tempo viene da chiedersi se sia preferibile un paese in cui viene incentivata un’alimentazione naturale volta a migliorare la salute dei suoi cittadini o uno che propone continuamente cibi malsani, modificati e tossici volutamente creati per ammalare i consumatori; uno stato che s’interessa e s’impegna nella difesa della natura e degli animali, vittime innocenti dell’ingordigia umana o uno in cui si sfrutta e si svilisce ogni cosa ed essere per un maggior profitto. Meglio una società che spinga al benessere psico-fisico attraverso attività motorie, in grado di prevenire malattie, ridurre il consumo di farmaci e garantire una vivacità intellettuale o una improntata sulla comodità, l’inattività e la sedentarietà, in cui le soluzioni ai problemi sono in pillole o in sale operatorie e in cui i cittadini sono vittime di numerose speculazioni e strumentalizzazioni? Una che crea luoghi di incontro e di comunità, fondamentali per la fiducia, la cooperazione e una convivenza serena tra la propria gente o una che separa e individualizza sempre più?

giovedì 9 settembre 2010

STATO ORGANICO - UNICA DEMOCRAZIA SERIA

"...e con le loro menzogne ed efferatezze cosa hanno risolto? Tu hai solo 25 anni eppure sei qui nonostante tutte le loro falsità. Io probabilmente non ci sarò il giorno in cui la sacra verità verrà alla luce, ma vivrò nel cuore di ogni giovane come te". Con queste marmoree parole che rimarranno per sempre nella nostra memoria facevamo la conoscenza, in una soleggiata giornata di primavera, di un vecchio all'alba delle 89 primavere che risponde all'altisonante nome di Sermonti Rutilio. Basta digitare il suo nome su un qualsiasi motore di ricerca per capire in breve di quale personaggio stiamo parlando: avvocato, scrittore, pittore, sociologo insomma un erudito, ma soprattutto un guerriero. Il suo amico Nicola Cospito ha scritto di lui: "Sermonti è partito volontario per il fronte nel 1940 e da allora non è piu tornato". Ed infatti è proprio con questa affermazione che Sermonti apre ufficialmente la conferenza/dibattito promossa, il 15 maggio 2010, come sua prima iniziativa dall'Ass. Cult. Sol Invictus di San Benedetto del Tronto. In una sala conferenze dell'hotel Quadrifoglio gremita da una settantina di persone, l'autore ha presentato uno dei suoi ultimi testi di scienza politica dal titolo "Stato Organico - unica democrazia seria". L'autore ha letteralmente catalizzato l'attenzione della platea sviscerando le problematiche che impediscono attualmente alla classe politica di amministrare al meglio la Nazione, non mancando di portate pratici raffronti su "esperienze politiche passate" infiammando cosi il giovane pubblico in sala. Non volendo anticipare il contenuto dell’opera, possiamo tranquillamente affermare che questa è l’unica e reale Alternativa agli attuali sistemi demo-borghesi, orchestrati dalle lobbies capitalistiche internazionali. O almeno come l’autore stesso ha definito Stato Organico, una bozza sulla quale lavorare e discutere e dalla quale partire per un progetto pià ampio. La conferenza si è protratta per circa due ore con un finale a "botta e risposta" con un Sermonti a tutto campo, naturalmente vendute anche numerose copie che l'autore ha provveduto ad autografare con tanto di dedica. Per Noi certamente una grande soddisfazione nel vedere tante realtà del Piceno e del vicino Abruzzo intervenire così numerose. Un doveroso ringraziamento al maestro Sermonti per aver battezzato la prima uscita pubblica di Sol Invicuts. A tutti l'invito a non mancare alla prossima iniziativa.

venerdì 20 agosto 2010

RAZZISMO D'INFORMAZIONE

Gli stati che oggigiorno vengono ritenuti democratici, sono sostanzialmente quegli stati che separano i tre poteri principali: Potere Legislativo, Potere Esecutivo e Potere Giudiziario. Attingendo ancora una volta a piene mani dall’opera di Rutilio Sermonti “Stato Organico”, identifichiamo un altro potere che non è menzionato tra quelli sopra esposti, ma che risulta però essere strategico e di vitale importanza per gli attuali sistemi democratici: il Potere Mediatico. Tuttavia quest’ultimo potere è difficilmente visibile agli occhi della maggior parte delle persone, soprattutto perché non è regolamentato e viene usato nell’ombra dalle oligarchie regnanti del nostro paese, ed internazionali se vogliamo, antipopolari e capitalistiche. I mezzi del quale si avvale il Potere Mediatico sono principalmente le TV, i mass media in generale, i giornali, gli intellettuali asserviti al Sistema e marginalmente anche gli ambienti scolastici ed educativi della nazione. Ogni giorno, 24 ore su 24, per 365 giorni all’anno, vengono proposti alla popolazione modelli comportamentali, icone femminili e maschili, ragionamenti e pensieri, legati principalmente ad una lettura in chiave consumistica e materiale. Qualsiasi altra forma di reale alternativa a questo Sistema viene bandita, prima che nei tribunali giudiziari, nella vita quotidiana grazie ad un’azione denigratoria, portata avanti con il solo scopo di mettere in cattiva luce tutti quelli che si oppongano a questo stato di cose. L’opinione pubblica è pilotata in modo che chiunque metta in discussione le fondamenta di questa società malsana nello spirito, e ben presto anche nel corpo, venga etichettato come estremista, violento, antidemocratico, razzista. Sulla testa di molti Uomini e molte Donne, realmente Liberi, è calata impietosa la scure del giornalista di turno, pagato profumatamente per puntare il dito e mettere alla pubblica gogna mediatica il malcapitato reo di essersi opposto a questa aristoteliana società. Nella Tradizione il dominio del nostro microcosmo, del nostro Io più profondo, delle nostre paure latenti e dei nostri vizi più nascosti, è il segreto della nostra rinascita. E’ per questo che quando parliamo di Rivoluzione partiamo tassativamente da un concetto spirituale, da un’Ideale Superiore, dal Sacro fine ultimo non forzatamente legato ad una contingenza religiosa. Le più grandi rivoluzioni che non hanno operato soprattutto in chiave spirituale e metafisica degli uomini, sono morte nel momento stesso della fine della loro azione sanguinaria. E così che le plutocrazie capitalistiche che oggi continuano ad imperversare sul sacro suolo Europeo, costringendo con le loro leggi economiche ed illuministiche allo sfruttamento delle popolazioni del così detto “terzo mondo”, hanno dovuto impiegare infinite e subdole risorse per abbattere un nemico che, da 60 anni a questa parte, credevano di aver debellato. E’ dunque questo il ruolo che ci spetta: quello di lanciare ancora nel vento il seme della Libertà vera, slegata da fattori economici ed individualisti, per non lasciare che il sacrificio di milioni di giovani e meno giovani combattenti Europei, sia stato vano.

lunedì 2 agosto 2010

martedì 20 luglio 2010




Domenica sera 18 luglio l'Associazione Culturale Tradizionalista "Sol Invictus" ha tenuto un banchetto in pieno centro,in Viale Secondo Moretti,per dire basta con i servizi a pagamento ovunque,basta con una politica vuota di idee e ricca di tasse!!!Noi vogliamo aiuti per tutte le famiglie... colpite dalla crisi e non altre strisce blu da dover pagare.

giovedì 1 luglio 2010

IL BENESSERE DELL’INDIFFERENZA

Attorno a noi udiamo insistentemente termini quali progresso, sviluppo, benessere, materializzati nella vita di tutti i giorni oramai, grazie alle nostre enormi potenzialità. Basta volgere solo per un istante lo sguardo indietro per ricordare le condizioni disumane in cui si viveva e si lavorava, per rendersi conto dei grandiosi passi avanti mossi nella società. Purtroppo però, proprio questo brillante stato di benessere in cui ci troviamo, invece di spingere l’uomo all’azione, a uno sviluppo completo e plurilaterale delle sue capacità e risorse, appiattisce e svilisce l’essenza stessa del nostro animo. Circondati da frivolezze, bassezze morali, beceri piaceri, programmi vuoti, falsi bisogni e appagamenti illusori, siamo stati indeboliti da questa progredita società. Le grandi rivoluzioni della storia (orchestrate ai vertici dalle solite lobbies) sono state possibili smuovendo le masse, povere ed affamate, nel malcontento e nel disagio socio-economico più generale, risvegliando nelle loro coscienze nobili aspirazioni, desideri e speranze in un futuro migliore, non solo in senso economico, ma soprattutto morale e sociale. Oggi però viviamo in una smagliante democrazia, simbolo di uguaglianza, fraternità e libertà, in cui vige una presunta emancipazione di parola, un rifiuto per la pena di morte, la tortura e pratiche aberranti e primitive. Si fa protettrice dei meno forti e degli sfruttati, salutista ed ecologista, continuando però parallelamente a imbottirci di schifezze ed emissioni tossiche, a deturpare magnifici paesaggi naturali, ad opprimere e colpire proprio i deboli, censurando e incriminando i pochi che osano distaccarsi dallo stampo con cui forgia i cittadini. Nuove tecnologie, fonti inesauribili di radiazioni, enormi ipermercati per incentivare un consumismo frenetico di alimenti geneticamente modificati, allevamenti in serie di bestiame, che vive in attesa della morte in pochi metri senza mai assaporare la purezza dell’aria fresca, e così andando avanti, sembrano essere i benefici di tanto progresso. Oggidì inoltre, ognuno mira unicamente ad accaparrarsi quella fetta di benessere materiale proclamato dalla società, conquistandola e difendendola egoisticamente sopra ogni cosa, poiché in fondo a noi basta avere la tv da sessanta pollici, la wii per fare yoga e magari tutti i nostri amici di facebook sul cellulare, per assaporare il vero benessere ed esprimere in pieno la nostra essenza. Gli uomini del passato, economicamente nullatenenti, precari, erano ricchi di sani valori, principi e grandi ideali per i quali si esponevano e morivano. Gli uomini del nuovo millennio, possessori di tutto anche dell’effimero, non osano rischiare, non vogliono superare questo livello individualistico per abbracciare una visione più ampia, sociale e cooperativa. Benessere artificiale, indifferenza, individualismo, asservimento, sono questi i mali soffocanti che dobbiamo contrastare, poiché paradossalmente la miseria socializza gli uomini, il benessere li separa.

sabato 12 giugno 2010

IMPRESA SOCIALE

Nei mesi scorsi si è discusso animatamente sulla possibile compartecipazione agli utili, e conseguente cogestione dell’impresa, da parte dei lavoratori nei processi di produzione aziendale. La reazione degli industriali è stata facilmente prevedibile, con l’assoluta contrarietà mostrata dalla Marcegaglia, presidente di CONFINDUSTRIA, che ha lanciato la solita controproposta sull’adeguamento salariale dei lavoratori alleggerendo la pressione fiscale nei confronti dell’impresa. Nulla di nuovo quindi, i soliti aiuti di stato invocati dai capitalisti. Più curiosa ed emblematica invece è stata la reazione da parte sindacale, che si è scomposta e mostrata oltremodo scettica di fronte a questa possibilità. Le motivazioni sono state le più svariate: rischi troppo elevati per i lavoratori quelli di legarsi mani e piedi all’azienda per la quale lavorano; inadeguatezza da parte del mondo sindacale di nominare dei rappresentanti in grado di ricoprire ruoli dirigenziali all’interno delle imprese; aumento del dislivello sociale tra lavoratori di imprese più o meno virtuose (questa è veramente la più originale); la socializzazione e il corporativismo sono idee Fasciste e quindi sbagliate (ma va?!). La verità è solo e soltanto che in questo modo salterebbero le poltrone calde e comode, sulle quali oggi siedono molti finti difensori dei più deboli. I sindacati nazionali non avrebbero più ragioni di esistere e forse questa gente tornerebbe a lavorare, nel senso lato della parola. E’ vero che la socializzazione delle imprese inserita in un contesto politico, sociale e culturale, come quello moderno sarebbe forse deleteria per tutte le componenti chiamate in causa. Nella visione individualista demo-borghese e capitalistica, gli industriali, o titolari di impresa, e le maestranze lavorative, vorrebbero guadagnare sempre di più lavorando meno. Il soggetto principale, ovvero l’Azienda, viene meno se non c’è ricchezza da ridistribuire. Il profitto è il verbo imperante delle multinazionali che aprono e chiudono aziende come stessero giocando ad una partita di scacchi, gettando nella disperazione migliaia di poveri diavoli colpevoli solo di lavorare in un paese piuttosto che in un altro. Gli sforzi di Imprenditori e Lavoratori, oggi come oggi, non confluiscono più nell’Azienda e nel suo miglioramento e sostentamento, ma nell’arricchimento di avidi azionisti banchieri e faccendieri. Una volta però c’erano Imprenditori, non capitalisti, che hanno creato veri imperi dedicandosi in tutto e per tutto alle loro Aziende, definendo le persone con le quali lavoravano collaboratori, e non dipendenti, e con i quali a volte fondevano le proprie vite al punto di condividere gioie e dolori, sacrifici e rinunce. Il lavoro sfociava nella sua naturale dimensione che è quella del mezzo del quale ci si avvale per la sopravvivenza, l’Impresa era inquadrata in un’ottica Sociale perché prima di tutto c’era l’Orgoglio e la Passione, la Fedeltà e la Lealtà, a difesa della propria attività. Perché d’altronde non esisterebbero Imprenditori se non ci fossero Lavoratori, e viceversa, che in una sola parola noi ancora, romanticamente e ostinatamente, chiamiamo semplicemente Popolo!

lunedì 24 maggio 2010

SOTTO LIBERTà VIGILATA

“La Libertà non sta nello scegliere tra bianco e nero, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta”. Theodor W. Adorno, filosofo tedesco, spese tutte le energie della sua vita a combattere il capitalismo e la sua derivante visione consumistica. Capitalismo e, più in generale, il modello comunista, rappresentavano secondo il filosofo due facce dello stesso male, che appiattivano le relazioni sociali tra gli uomini in favore del benessere di tipo materiale. Ad onor del vero fu anche molto critico nei confronti del Nazionalsocialismo, soprattutto per quanto riguarda la sfaccettatura a proposito dell’antisemitismo, ma quello che ci interessa in questo caso è sottolineare come nella frase di apertura sia riassunta la Democrazia di oggi. Sotto qualsiasi punto di vista la mettiamo, qualsiasi argomento prendiamo in esempio, se spogliamo questa forma politica delle sue false ideologie, ci accorgiamo che la nostra vita è spesa nello scegliere tra due fattori fintamente contrapposti tra loro. Alle ultime regionali potevamo votare tra Pdl e PD, al di fuori del bipolarismo parlamentare invece possiamo scegliere tra Fascisti e antifascisti, tra comunisti e anticomunisti, tra terroni e polentoni, tra cattolici e protestanti e così via fino all’infinito. Se accendiamo la Tv possiamo scegliere se guardare Il Milionario o il Gioco dei pacchi, il Grande Fratello o L’Isola dei famosi, se guardare il TG1 o il TG5, se andare a lavorare per 40 anni senza nemmeno la certezza di una pensione oppure se fare i barboni. Lo stato demo-borghese si è nutrito fin dagli anni ’70, soprannominati anni di piombo, degli opposti estremismi per diffondere e rafforzare le sue radici, per stabilizzare il suo potere e costruire un castello culturale inattaccabile. Attraverso i suoi organi di propaganda spinge milioni di persone alla ricerca spasmodica del benessere economico, della stabilità materiale, altrimenti non v’è futuro. L’Uomo moderno è sotto costante controllo, con il fumo agli occhi cammina disorientato nella palude delle inutilità, come fosse sempre collegato con delle cuffie ad un enorme telequiz dove la risposta è sempre da scegliere tra la busta A e la busta B. E’ una Libertà vigilata questa, una vita sotto scorta da tette siliconate e contenuti che assumono forme diverse ma rimangono nella sostanza sempre gli stessi. Un italiano imbastardito da parole inglesizzate che danno quel tocco di moderno, perché tutto si vende adesso, tutto deve essere elaborato e presentato agli occhi di alieni allevati per nascere-produrre-consumare-morire. E’ tra quegli alieni però, tra quelle masse di cadaveri ambulanti, che si mimetizzano ancora Uomini e Donne apparentemente vestiti uguali a quelle che sono le direttive del Sistema, fingendo di adeguarsi con parole e gesti a quelli degli altri. Saranno questi ultimi a continuare la Rivoluzione contro il Mondo Moderno, ragionando con la propria testa, con il proprio cuore, opponendo il Sangue all’Oro, lo Spirito alla Materia, senza il bisogno di effettuare nessuna scelta, perché la Natura è Verità e la Verità è Tradizione!

domenica 16 maggio 2010

L'Associazione culturale Tradizionalista Sol Invictus ringrazia tutti i partecipanti giunti alla conferenza di ieri pomeriggio in quel di San Benedetto dove Rutilio Sermonti ha presentato il suo libro "Stato Organico". Ricevere 64 persone ad una delle nostre prime iniziative si è rivelata davvero una grande soddisfazione. A presto e alla prossima!

sabato 15 maggio 2010

giovedì 13 maggio 2010

OMAGGIO AL GUERRIERO D'EUROPA: LEON DEGRELLE

Si viene pervasi da un ingombrante senso di inadeguatezza nel "provare" a narrare le gesta del Mito di Leon Degrelle, ci si sente quasi non degni nel sillabare il suo altisonante nome. Perché questo in fondo è l'uomo che, assieme a pochi altri, ha realmente amato le sorti della Sacra terra D'Europa e di tutti i suoi popoli. I suoi scritti trasudano di un inestinguibile ardore, misto a pathos difficilmente eguagliabile che riesce ad esaltare anche gli animi più assopiti. Un politico che fece del Senso del Sacrificio per il prossimo il suo sacro valore imprescindibile: fervente oppositore del "partito dei parlamentari" intraprese una sensibilizzazione della Democrazia del Capo contro la Democrazia del Branco, conquistando così quasi il 60% dei consensi solo nella classe operaia. Smascherando gli squallidi interessi che muovevano i beceri politicanti, si fece massimo esponente delle spettacolo della politica muovendo l'interesse di schiere di giovani belgi che lo seguirono volontariamente sul fronte dell'Est, nell'ora in cui la Storia presentò l'occasione di ricoprirsi di allori ad imperitura memoria. E' proprio sul fronte russo che il giovane Degrelle scriverà le pagine più belle per la gioventù europea: parte con un pugno di volontari Valloni anch'egli al grado di soldato semplice e battaglia dopo battaglia (75 corpo a corpo vincenti) arriverà al grado di Generale di corpo d'armata, diventando il solo straniero decorato col Cavalierato della Croce di Ferro con foglie di quercia. Nelle sue azioni di guerra non si evince l'uomo votato alla becera violenza, bensì il sacrificio del corpo e dell'anima per un ideale assoluto, che può rappresentare le terre europee per Degrelle quanto le poleis greche per l'oplita spartano alle Termopili. «Tutti portiamo la nostra croce: occorre portarla con un sorriso d’orgoglio, perché si sappia che siamo più forti della sofferenza, e anche, perché coloro che ci feriscono comprendano che le loro frecce ci colpiscono inutilmente. Che importa soffrire, se vi è stata nella nostra vita qualche ora immortale? Quanto meno, si è vissuto!». E' qui che si racchiude forse al meglio lo spirito del condottiero Degrelle: un uomo avvezzo a dormire nel fango con la propria truppa; un uomo che, per salvare il cuore dell'Europa dalle orde bolsceviche, combatterà per 1000km in ritirata al fianco di seicentomila europei
di ogni nazione; un uomo che dall'esilio spagnolo continuerà a guidare spiritualmente generazioni di europei, votandoli all'amore per la propria patria e per la Tradizione. Un filosofo della politica che scelse di combattere contro la piovra comunista prima ed il liberismo liberticida americano poi. Certo, scelse un’alleanza sconfitta. La scelse in buona fede e pensando fosse l’unica possibile per emanciparsi dalla barbarie borghese e cialtrona, che governava stancamente il suo continente e la sua Patria. Non basterebbero 5 uscite di RS per essere almeno esaustivi sulla figura di Leon Degrelle. Vi vogliamo lasciare allora con un invito a voi giovani, nel cuore della vostra adolescenza, un invito dello stesso Generale che, prima di voi, ha colpito dritti al cuore noi figli delle Sacra terra d'Europa: "Solo coloro che hanno fede sfidano e rovesciano il destino! Credeteci! E lottate! Il mondo, lo si perde o lo si prende! Prendetelo!”

mercoledì 14 aprile 2010

“IL FIGLIO NOBILITA LA DONNA”

Nell’era delle avventure e delle coppie aperte, delle separazioni e divorzi, dei tradimenti disinvolti e passioni fugaci, in cui il termine famiglia è stato violentato da convivenze “alternative”, perdendo il suo autentico significato e ogni valore, i ragazzi di oggi si ritrovano abbandonati in questo disorientamento quotidiano, senza trovare modelli adeguati.
In questa società frenetica avere un figlio è divenuto cosa da poco, che non richiede nessun impegno e serietà,un inciampo imprevisto, una banale disfunzione contraccettiva da risolvere sbrigativamente per non mettere a repentaglio il futuro delle giovani o la frivola libertà di padri incoscienti.
Tralasciando le ridondanti trattazioni sull’aborto, un altro aspetto deve essere criminalizzato: la ritirata del padre biologico lasciando ogni disagio economico, sociale ed emotivo alla povera disgraziata, accusata d’onta e poca virtù,senza assumersi in maniera categorica ogni diretta responsabilità, ma ricorrendo con leggerezza all’ignobile fuga.
Nella nobile sapienza popolare germanica è sostenuta la massima “Das kind adelt die Frau” ovvero “Il figlio nobilita la donna” sottolineando come una madre abbandonata a se stessa, non sia meritevole di vergogna o disonore, ma debba ricevere sostegno dalla comunità, screditando e sanzionando al contrario l’uomo, colpevole di tal vigliaccheria.
Nella Germania del ‘35 infatti è stato realizzato il progetto “Lebensborn”(Sorgente di vita), che comprendeva inizialmente cliniche di accoglienza, soccorso e tutela per giovani incinte di figli illegittimi di padre tedesco, alle quali veniva riservata la migliore assistenza per il parto.
Specializzate per la tutela delle partorienti non sposate, abbandonate e sole,era un ambiente libero da ogni pregiudizio, lontano dallo smog cittadino e da affaticamenti domestici.
Lo Stato donava un sussidio e un’ equipe di medici scelti che si occupava della salute e dello sviluppo psico-fisico del feto. Non si era inoltre obbligati a tenere il proprio bambino, se si preferiva ritornare alla quotidianità con un anonimato garantito.
Fu un valido tentativo per spingere le mamme a ricorrere a queste associazioni d’aiuto, invece che ad aborti clandestini, in difesa della vita. Infelice tuttavia fu, dopo la sconfitta, il destino di queste donne e dei loro figli: tormentati, picchiati, chiamati “figli della vergogna” e inviati in campi d’internamento, in orfanotrofi o in manicomi.
La nostra società si svela, dunque, bigotta e opportunista, escludendo rari e nobili momenti. Da un lato si mostra entusiasta per la venuta al mondo di una vita,dall’altro la recrimina se questa non avviene nei termini e modalità da essa stabilite.Da una parte si prodiga a difendere e tutelare l’infanzia, senza differenze di etnia;si mostra sconvolta di fronte a trattamenti crudeli,sempre pronta a schierarsi da parte della vita, dall’altra rifiuta e criminalizza innocenti con appellativi spietati e discriminanti;esalta la famiglia e i figli ma nel contempo pone l’aborto come una valida e legittima soluzione a ciò che trasforma in “problema”.
Poniamo fine a questa ipocrisia e riconosciamo i giusti valori e la vera felicità che ritroviamo nel nostro animo: Amore per la Vita, Amore per l’Uomo, Amore per la Tradizione.

domenica 28 marzo 2010

VOTA ANTONIO LA TRIPPA

Ed eccoci ancora ad una nuova tornata elettorale che riempie le nostre città di sorrisi ammiccanti, denti bianchissimi e messe in piega da urlo. Ormai la politica italiana, e mondiale se vogliamo, è diventata un gigantesco talk-show dove gli aspiranti parlamentari gareggiano su barzellette, prove di canto (vedi Emanuele Filiberto in quel di Sanremo…) e promesse di vario genere. Il voto è diventato un indice di gradimento estetico perché, diciamoci la verità, gli italiani non sanno minimante chi sono questi personaggi che riempiono i cartelloni pubblicitari delle nostre strade. O peggio, in alcuni casi sono vecchie conoscenze che hanno fallito mandati elettorali locali (ex sindaci dimessi o destituiti, ex assessori provinciali assenteisti ecc) e per premio vengono gettati nella mischia delle regionali. Il tutto senza che si parli di soluzioni ai veri problemi degli italiani: precarietà sul lavoro (per chi non l’ha ancora perduto), mutui faraonici per case di 50 metri quadri, privatizzazioni selvagge di beni pubblici indispensabili per la popolazione. Difatti è passato quasi nel silenzio più totale l’ultimo saccheggio legalizzato, con la legge sulla forzata immissione di soggetti privati nella gestione dell’acqua pubblica a partire dal 2011. Definirsi oggi antidemocratici è rinnegare questo scempio che di cose, questa orgia di caste, questa conigliera di furfanti che prolifera alle nostre spalle. La democrazia, nonostante si fregi di essere portatrice sana dei valori e diritti fondamentali dell’uomo, non ha mai vinto in nessun paese con la forza delle proprie idee ma si è sempre instaurata attraverso delle guerre e degli investimenti di ingenti somme di denaro. Ezra Pound la definiva semplicemente come “il dominio dei prestatori di denaro”. La democrazia non genera libertà e uguaglianza, così come non racchiude nulla di tutto ciò, è solo una forma politica con la quale si pretende governare. Essere antidemocratici non significa essere per la violenza e per i soprusi nei confronti del popolo ma solo non riconoscere questo sistema, questa forma politica appunto, come la migliore. L’alternativa c’è e non è certo una tirannia come in molti stucchevolmente si ostinano ad affibbiarci. Uno Stato Organico, come brillantemente e straordinariamente viene rappresentato nel suo omonimo libro da Rutilio Sermonti, che abbia nel suo parlamento non partiti politici, ma rappresentazioni organiche di tutti gli strati sociali e produttivi della nazione. E così che grazie ai partiti politici ci ritroviamo ministri di ogni sorta. Basti pensare al Ministero del Turismo, che per l’Italia dovrebbe rappresentare il fulcro della propria economia con tutte le ricchezze naturali e culturali che il nostro paese si ritrova, affidato alla Brambilla, una curiosa donna conosciuta solo perché ad una trasmissione di Vespa è stata ripresa in atteggiamento sexy con reggicalze in bella vista e che nella sua carriera può vantare l’accesso alle finali di Miss Italia nel 1986 e la vittoria a Miss Eleganza Emilia sempre nello stesso anno. Evviva la Democrazia quindi, e alle prossime regionali VOTA ANTONIO LA TRIPPA!

martedì 16 marzo 2010

CHE GUEVARA : MITO E FALSITA'

“La mia patria è laddove si combatte per le mie idee”. Perdonateci (se potete), ma non riusciamo proprio a trovare niente di meglio a questa evoliana citazione per descrivere quel medico argentino che, da Cuba alla Bolivia passando per il Congo, fece della rivoluzione socialista, incarnata nella lotta all’oppressione statunitense, il motivo della propria esistenza. Eh si, stiamo parlando proprio di lui: a quasi quarantatre anni dalla sua esecuzione riesce ancora, con la sua immagine di guerrigliero vissuto e trasandato, ad infiammare il cuore di molti. Dalle chiassose piazze alle più “contenute” sale-conferenza è ancora oggetto di discussione, di lode e perché no anche di critica. Contro le aspettative di molti e le rosicate di troppi, queste poche righe di studio vanno ad Ernesto Guevara de la Serna detto El Che. Un approfondimento più che doveroso, compiuto da una (contro)parte politica, dalla quale chiunque si aspetterebbe la glorificazione di ben altri personaggi storici. Erroneamente. Perché? Innanzitutto cominciamo subito coll’affermare che è alquanto contraddittorio considerare l’icona del rivoluzionario che si è battuto contro il capitalismo, un marchio registrato con tanto di proprietari ai quali pagare i diritti d’autore. Perciò, chiunque si rispecchi nei valori di coraggio, libertà, anticapitalismo e giustizia sociale può fare proprio l’esempio militante del Che. Chiarito questo, ormai quarantennale, malinteso vediamo di mettere in luce ciò che accomuna la nostra battaglia politica con la visione che ebbe anni fa’ il Comandante. Oltre ad essere stato un fervente socialista (da sempre in dissidio con l’URSS e il suo modello) E. G. fu’ un nazionalista convinto: ammiratore di Jose Antonio Primo de Rivera, leader dei falangisti spagnoli; non nascose mai le sue simpatie per il presidente argentino Juan Domingo Perón, leader dell’omonimo partito d’ispirazione fascista. Ma è proprio nella fase successiva al decesso che comincia a riscuotere consensi dalla cosiddetta “destra radicale”, italiana e non: tempo un mese, due autori del Bagaglino, il cabaret romano “spudoratamente di destra”, elaborano una ballata in onore del Che; l’anno seguente viene girato il primo film sulla vita e sulla morte di Guevara con soggetto e sceneggiatura di Adriano Bolzoni, reduce di Salò; per non parlare del Une passion pour Che Guevara scritto dal tradizionalista francese Jean Cau; concludendo con il più recente Lotta e Vittoria Comandante di Gabriele Adinolfi leader del disciolto gruppo extra-parlamentare terza posizione. Ma chi è stato davvero per noi quest’Uomo? “Semplicemente” il rivoluzionario che, dopo aver liberato Cuba, al grido di me ne frego, rifiutò la poltrona di ministro continuando la lotta armata per la causa anticapitalista in altre nazioni, a nostro parere la massima tramutazione in sostanza dell’espressione il sangue contro l’oro.
Pensando poi a tutte quelle carnevalesche manifestazioni in cui il Che viene sventolato tra una bandiera dell’arcigay e una della pace (quale pace? quella “esportata” nel 2000 in Kosovo?) , non possiamo che scoppiare a ridere in faccia verso coloro che ancora ci accusano di “appropriazione indebita”. A questi bipedi ricordiamo che il Comandante oltre ad essere stato il promotore della campagna contra los maricones, di sicuro nei suoi innumerevoli scontri a fuoco non era uno che “metteva i fiori nei propri cannoni”. Calza a pennello la citazione dell’ex statista cinese, nonché estimatore reciproco di Ernesto Guevara, Mao Tze Tung: “La rivoluzione non è un pranzo di galà, non è una festa letteraria, non è un disegno o un ricamo, non si può fare con tanta eleganza, con tanta serenità e delicatezza, con tanta grazia e cortesia, la rivoluzione è un atto di violenza”.

sabato 13 marzo 2010

IL PREZZO DELLA DEMOCRAZIA

Nella società moderna il perno attorno al quale ruota la nostra vita è senza ombra di dubbio il denaro. La scuola è passata dall’essere un centro di arricchimento culturale ad un luogo ove addestrare uomini e donne al lavoro, una sorta di pre-stage lavorativo. La salute di una nazione viene misurata dal Pil, l’avanguardia di essa è legata alla sua ricchezza. I principali enti pubblici privatizzati, in mano a multinazionali che dovendo rendere conto non al Popolo bensì ai propri azionisti, ha come scopo principale solo quello di lucrare sulla salute e il bene delle persone. Ma al di la di quelle che sono considerazioni di situazioni piuttosto palesi e palpabili, è bene gettare un Fascio di luce anche su quelle circostanze meno apparenti e che ai più sfuggono. La nostra Repubblica è fondata sulla Costituzione, un pezzo di carta scritto da Antifascisti che ormai non ha più nessun valore sociale, giuridico e pratico. A parte le considerazioni che potremmo fare sulla sua utilità (a cosa serve ad uno stato Civile una “super-carta” sulla quale affiggere i “diritti inviolabili” dell’Uomo a fronte di uno stesso Sistema Legislativo ben strutturato e articolato?) vogliamo attirare l’attenzione dei lettori sul fatto che essa è quotidianamente stuprata e calpestata dai vari politicanti locali e nazionali. L’art.21 della Costituzione stabilisce che: tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. A questa affermazione andrebbe però aggiunto: pagando una tassa e con il placido benestare di tutti gli organi di controllo dello stato demo-borghese. Ebbene sì, se pensiamo ad esempio agli stadi italiani vi risulta che voi possiate “liberamente esprimere il vostro pensiero” senza il compiaciuto assenso del questurino di turno? Oppure provate semplicemente a scrivere qualcosa su un pezzo di carta e andate a distribuirlo per le vie della vostra città: arriveranno dei simpatici signori vestiti di blu che vi accuseranno di stampa e distribuzione di volantini clandestini. E se magari scoprissero che avete simpatie per gli anni che vanno dal 1922 al 1945 allora i guai potrebbero aumentare di gran lunga… Così anche voi dovrete pagare il vostro dazio, il prezzo che la democrazia chiede per quella Libertà che circa 60 anni fa vi hanno donato (in teoria), dovete registrarvi, dovete pagare allo Stato il pizzo e siete a posto! L’importante sarà essere composti, vezzeggiare i politici di turno, sorridere e compiacersi di quanto si stia bene nell’Itaglia di questi Itagliani, lamentarvi perché la benzina è salita troppo e gioire perché al gratta e vinci avete vinto 50 euro. Alle prossime elezioni votare per il personaggio che vi sta più simpatico, che al Photoshop è venuto meglio, e sapere inconsciamente che tanto non cambierà nulla. L’importante sarà non dare troppo fastidio, non dire cose scomode, non risvegliare nessuno dal torpore consumistico a cui siamo stati addormentati. Fare cioè esattamente il contrario di quello che vogliamo fare noi: serrate i ranghi, stringete le fila, e che la luce radiosa del Sole della vittoria possa splendere sui vostri visi e nei vostri cuori!