venerdì 27 aprile 2012

MONETA AL POPOLO!

L’economia, quella che si può definire propriamente umana e necessaria, non è poi così complicata come ce la vogliono far sembrare, basterebbe solo un po’ di buon senso e di onestà. Non serve riempirsi la bocca di paroloni, termini stranieri e linguaggi tecnici per comprendere le sue dinamiche; questi, infatti, non sono che ermetismi, che impediscono all’Uomo di risvegliarsi dal torpore mediatico che lo abbraccia. Non serve avere una laurea in economia per capire l’enorme truffa che si sta applicando a spese degli Italiani e dei popoli europei. Non basta rifugiarsi dietro termini quali “crisi economica, inflazione, default, bot e spread” per giustificare tasse illegali e sacrifici che ingrassano le banche e riducono in miseria il Cittadino. Non è necessario essere un economista per rendersi conto che le proposte e le riforme, attuate in questi mesi (sull’Imu, le pensioni, l’articolo 18, le nuove imposte, …) non risolleveranno l’Italia, poiché logicamente parlando, diminuire le entrate ed aumentare contemporaneamente le spese è un enorme paradosso che provocherà prima o poi un collasso. Limitare i consumi, bloccare il circolo del denaro, generare parsimonia nelle famiglie italiane, non provocherà un risollevamento finanziario, ma un inevitabile fallimento in vari ambiti lavorativi, generando sempre più disoccupazione e crisi, non solo economica ma esistenziale. Per far fronte alla disastrosa situazione in cui ci hanno portato, non bisogna compiere sacrifici come ci vogliono far credere, piangere lacrime di coccodrillo, fare piani sovrannazionali per “aiuti”e ulteriori prestiti bancari. Serve una sola cosa: LA SOVRANITà MONETARIA! Grazie alla riappropriazione, pienamente legittima, da parte dello Stato del diritto di coniare la propria moneta, si bloccherà l’ormai famoso signoraggio bancario, si fermerà l’usura esercitata quotidianamente sul nostro denaro, ci si libererà delle pressioni sociali, politiche ed economiche straniere, ponendo fine all’indebitamento basato su tassi d’interesse impropri e meschini e restituendo un valore reale alla cartamoneta, del tutto fasullo dal 1971, quando Nixon pose ufficialmente fine alla convertibilità del denaro in oro. Per intenderci meglio: la banconota con la quale oggi pago il mutuo della mia casa alla banca, non vale 500 euro. In realtà non ha alcun valore, poiché non avendo alcun corrispettivo in oro, vale quanto un semplice pezzo di carta. Le Banche, infatti, creano denaro dal nulla e ce lo prestano , e chi attribuisce un prezzo alla cartamoneta siamo noi, che distinguiamo i tanti pezzi di carta, uguali, attribuendogli costi diversi , portando così avanti questo sistema malato. Ma il bello viene nel momento in cui queste banche si permettono anche di richiedere degli interessi sulla carta che ci prestano. E qui nasce il famoso DEBITO PUBBLICO: non è altro che una tassa, una percentuale di guadagno su ogni singola banconota che cedono, che gli dovrà tornare quindi indietro con il rispettivo incremento. Per capirci, se tutti gli euro in circolazione dovessero ritornare alla BCE, che li stampa privatamente, si porrebbe fine al prestito (di carta) che ci ha fatto, ma a quel punto ci chiederebbe di dargli gli interessi e quindi altri euro!!! Paradossalmente, quindi, più denaro viene prestato e stampato e più aumenta il debito, poiché aumentando la carta moneta in circolazione aumentano anche gli interessi corrispettivi a ciascuna banconota!!!! Non serve dunque aumentare le tasse né far patire ingiustamente tali sacrifici al cittadino, poiché in questa maniera non si farà altro che perpetrare questa logica perversa e il debito non si estinguerà mai! Proprio grazie a queste dinamiche, unite a piani di privatizzazioni e liberalizzazioni l’Argentina, nel 2001, andò in rovina (e sono le stesse strategie che oggigiorno la BCE raccomanda all’Europa). L’unica soluzione è quella di allontanarsi da questa meschinità, porre fine a questo mito del debito e riappropriarsi di una moneta nazionale e non privatizzata che non applichi usura (con la quale, oggi, l’Argentina si è risollevata). Tutto questo è possibile ed è già stato realizzato (come insegna il Prof. Auriti) grazie a banconote, emesse dalle banche statali, senza passare per intermediari privati che vi esercitano interessi (ribadiamo, per l’appunto, che BCE e Bankitalia sono banche private, contrariamente a quanto si vuol lasciare intendere). Dal 2008 l’Islanda, che era caduta in una grave crisi economica sempre con i soliti giochetti, si è ribellata alle imposte emesse dal governo per saldare il debito, ha fatto dimettere la classe politica dirigente, è uscita dall’euro e sta processando i banchieri responsabili del tracollo del paese. Tutto questo è stato possibile soprattutto grazie ad una grande determinazione e a un'ampia COESIONE SOCIALE! Ricordiamo inoltre, che il denaro è e dovrebbe rimanere un mezzo, finora considerato utile e pratico e non dovrebbe MAI trasformarsi in un fine, al quale l’Uomo e la sua Esistenza, devono assoggettarsi. Il Ben-Essere di un popolo non si misura sul PIL di uno Stato, sugli sprechi, sulle privatizzazioni e sulle ricchezze di pochi accumulate in qualche banca, ma si misura sulla dignità dovuta a ciascun cittadino, sulla solidarietà sociale e sulle possibilità di ognuno di realizzare una vita dignitosa, onorevole e felice. Spegnete il televisore, accendete il pensiero, scendete in piazza e fidatevi solo del vostro buon senso.

domenica 22 aprile 2012

SCHIAVI DELLA "LIBERTà"

Indipendenza, Sovranità, Potere di autodeterminazione. Caratteristiche e principi fondamentali di cui ogni Nazione dovrebbe essere dotata. Sovranità, politica, monetaria, economica. Abbiamo assistito in questi giorni all’arresto dei nostri Marò che stavano svolgendo il loro lavoro su una nave da crociera italiana, da parte dell’India, ed anche in questo caso abbiamo avuto la riprova dello scarso peso istituzionale che il nostro paese riveste all’interno della comunità internazionale. Un’Unione Europea che impone obblighi comprensibilmente deleteri anche da un bambino. Pratico esempio è l’ultima direttiva Ue con cui la Regione Sicilia viene costretta a distruggere tonnellate di arance per far si che l’Italia ne acquisti dai paesi del Maghreb. Un paese che paga l”affitto” delle sue banconote alla Banca centrale europea e al Fondo monetario internazionale pur avendo una delle più grandi riserve auree al mondo. Bande di disperati che approdano dai vicini paesi sottosviluppati e che lo Stato tutela come se fossero figli di questa terra ed anche più, a discapito di chi invece lo è davvero, il tutto sotto la spinta dell’alta imprenditoria cosi contenta di poterli sfruttare, mentre l’italiano viene licenziato senza remore alcuna (ricordiamo anche l’ennesimo tentativo di intaccare l’art.18). Come dimenticarsi poi di accise su accise imposte dal burattino Monti che gravano innalzando irrimediabilmente il prezzo del carburante ormai oltre i 2 euro facendoci credere che sia tutto necessario per risolvere questa “crisi”, cosi come gli aumenti per Iva e Ici (ops Imu). Un paese che va a rotoli insomma e che vede poco lontane le sorti della vicina Grecia. E cosa dire delle operazioni militari in cui i nostri soldati perdono continuamente la vita per interessi altrui? Un esercito impiegato da Nato e Usa come strumento di offensiva (ma loro le chiamano guerre di liberazione) o “peacekeeping” in paesi che si permettono di opporsi ai voleri dei nostri vecchi “liberatori”. Verrebbe spontaneo da chiedersi “ma perché un esercito lo abbiamo ancora?” In effetti quel tricolore cucito sulla manica ha ormai davvero poco senso. Una volta si combatteva per il proprio paese, oggi ne serviamo un altro. E l’italiano medio continua imperterrito nelle diatribe politiche interne pensando a chi votare quando questo governo “tecnico” sarà finito. Tranquilli, vi cambierà poco. Il pensiero torna ad un lontano 8 Settembre di tanti anni fa dove di “voto” ne fu dato un altro e questa sovranità abbiamo scelto di perderla. Ma d’altronde pensandoci bene, visto che in questi giorni ricade la ricorrenza della tanto amata “liberazione” questo è il duro prezzo da pagare per stare dalla parte di coloro che vinsero tanto tempo fa, (sfruttati e a testa bassa, ma pur sempre tra chi comanda no?) e che qualcuno chiamava con disprezzo demoplutocrazie occidentali. Forse col senno di poi questo qualcuno non aveva tutti i torti…

martedì 22 novembre 2011

LA CRISI DEI GOVERNI OMBRA

E’ crisi. Una crisi profonda dalla quale sembra impossibile uscire. Siamo spaventati e disorientati. I media acuiscono le nostre paure con servizi nei quali vengono riportate notizie catastrofiche sull’andamento… delle Borse!! Sì, delle Borse, avete capito bene. Quando si pensa ad una crisi dovrebbero venire alla mente le crisi del valori, le crisi di pace, le crisi di siccità o perlomeno naturali. Ma oggi no, oggi nell’era dell’economia imperante è crisi perché a deciderlo sono le Borse. Ma cosa sono le Borse? Possiamo immaginare queste ultime come delle enormi agenzie di scommesse (quante volte avete sentito parlare nei servizi dei TG di “scommettitori”?) dove, i capitalisti ossia coloro che detengono le “ricchezze” materiali, scommettono sulle nostre vite. Scommettono sull’andamento del greggio, sui prezzi futuri di materie prime come mais e grano e addirittura sulla stabilità dei governi. Investono i loro capitali in quote di qualsiasi genere insomma e, maggiore è il rischio che si assumono, maggiore sarà il loro guadagno. Ora, cosa c’entra tutto questo con la crisi italiana, greca, irlandese… mondiale? C’entra con il fatto che le Banche, coloro che in teoria dovrebbero solo prestarsi denaro e ricavarne interessi, agiscono anche loro da scommettitrici nelle Borse. E’ così che l’Italia, per esempio, viene “declassata” dei suoi Titoli che mette a garanzia del debito contratto (circa 1800 miliardi di euro in costante aumento… spiccioli insomma!) e di conseguenza il divario tra il debito e i Titoli aumenta, con l’inevitabile risultato che il popolo italiano dovrà lavorare ancora di più, pagare più tasse, costretto a sputare sangue per garantire a queste caste oligarchiche di vivere beatamente a pancia all’aria in qualche isola sperduta nelle Canarie. Fondo Monetario Internazionale, Banca Centrale Europea (che semplicemente stampa della carta in filigrana e ce la vende…), Federal Reserve sono essi i veri governi mondiali. La Borsa Mondiale crolla e i governi locali supinamente si prodigano in soccorso delle oligarchie economiche con misure anti-crisi che equivalgono sempre a tagli nel settore dell’Amministrazione Pubblica, della Ricerca, aumento della pressione fiscale, Servizi sempre più scadenti e in costante opera di privatizzazione. I cosiddetti paesi occidentali, come in un’orgia perversa, sono indebitati tra di loro in un intreccio del quale è impossibile trovare il bandolo della matassa: l’Italia è principalmente indebitata con gli USA, gli USA principalmente con la Repubblica Popolare Cinese e lo stato di israele… e così via! Tutto questo sotto l’egida direzione delle maggiori banche mondiali. La strategia è sempre la stessa: tenere sotto scacco ogni paese con il debito permanente, non dandogli mai la possibilità di uscire da questa situazione di costante schiavitù economica, altrimenti… il trucco svanirebbe come in un incantesimo! Pensateci bene, l’unico momento storico in cui l’Italia era riuscita a mettere il naso fuori dalla melma del debito è stato quando possedeva un governo che si preoccupava realmente del futuro e dello sviluppo del proprio popolo: dagli 87 milioni del 1929 si era passati ai quasi 6 miliardi di lire di debito pubblico del 1961! Certo, obietteranno in molti, c’era stato un conflitto mondiale tra questi due periodi ma rimane il fatto che, da lì in poi, il debito è aumentato spaventosamente e vertiginosamente senza alcuna sosta. Rompere col Sistema dunque significa rompere le catene del Capitalismo, ridimensionare e limitare l’azione delle banche, mettere all’angolo le Oligarchie Economiche Mondiali… restituire cioè il potere al Popolo!

mercoledì 2 novembre 2011

IL ROSSO DELLA VERGOGNA

All’inizio dell’anno, il 12 febbraio, abbiamo voluto ricordare con un piccolo banchetto simbolico e un volantinaggio nel corso di San Benedetto, le vittime delle foibe e l’esodo di trecentomila istriani, fiumani e dalmati sulla fine del secondo conflitto mondiale. Colpiti dall’odio e dalla ferocia rossa delle forze slave. Fu consumato un vero sterminio etnico dai soldati titini nei confronti d’innocenti “colpevoli” solo di essere italiani, torturati, legati con filo spinato, gettati vivi nelle profondità dei crepacci carsici senza nessuna pietà, neanche per donne e bambini, che anzi furono tra coloro che patirono più sevizie e angherie. A differenza di altre ricorrenze e giornate commemorative, il Giorno del Ricordo, istituito all’incirca da sette anni appena, passa piuttosto sott’ombra e viene poco “pubblicizzato” a parte qualche veloce e sbrigativo accenno nei telegiornali, quasi che il giorno di San Valentino riceve più onori. Non volendo, tuttavia, ricadere nelle classiche categorie e divulgazioni generalizzate sull’argomento e preferendo evitare pregiudizi affibbiati a quei pochi che hanno la voglia di riportare alla memoria questa triste goccia nelle nostre vicende nazionali, o veloci liquidazioni da una certa branca politica, ci limiteremo solamente a riportare in una sintesi (ingiusta e indegna) una spregevole storia personale, di una ragazza di soli 23 anni. Norma Cossetto, una giovane intelligente, piena di vita, creativa e atletica, dal carattere gentile ma nello stesso momento forte e orgoglioso, come solo le donne di un tempo sapevano essere, è deportata insieme a tanti altri nell’ex caserma dei carabinieri ad Antignana. Dopo il suo netto rifiuto di unirsi alle bande comuniste, scegliendo di non tradire il proprio sangue e la propria terra, pronta ad abbracciare la Sorella Morte, tra il 4 e il 5 ottobre del ’43 subisce crudeltà e violenze inaudite. Non è semplice raccontare la sua storia ed è inevitabile farlo senza sentire una morsa al petto, il fiato spezzato e un forte senso di sdegno e vendetta…è molto straziante il ricordo di questa ragazza, legata a un tavolo di legno, picchiata e ferocemente abusata tutta la notte, senza tregua da 17 partigiani titini. Al mattino viene crudelmente gettata, legata con del filo spinato, viva, con un bastone nei genitali, segno di una bestialità e violenza sadica ingiustificabile, in una foiba. Pochi giorni dopo viene estratto il suo povero e disonorato corpo, insieme a tanti altri e grazie a una successiva e momentanea occupazione tedesca del territorio, è stato possibile trovare alcuni dei carnefici, i quali confessano e vengono giustiziati sotto la richiesta furiosa del popolo. Solo nel dicembre del 2005 l’ex presidente Ciampi, dopo più di mezzo secolo di mistificazioni e falsità, riconosce e concede la Medaglia d’oro al merito civile alla ragazza, con il suo sacrificio e la sua infelice storia.

mercoledì 19 ottobre 2011

RIVOLUZIONE DI VITA

Ci sono diversi modi per fare Rivoluzione… Per lungo tempo, fino ai nostri giorni, ci si è serviti di violenza, scontri, guerriglie, terrorismo, come mezzi e forme principali, più veloci ed efficaci.
Sotto quest’ottica una rivoluzione interna alla rivoluzione stessa si può ritrovare ad esempio nella resistenza passiva del popolo indiano sotto la saggia figura di Gandhi. Questo tipo di strategia trovò particolare appoggio nel tempo e nel luogo preso in considerazione, in coerenza anche con la cultura indiana e con il riconoscimento della propria inferiorità militare. L’assoluta inattività, questa resistenza passiva, portò all’umanizzazione del nemico, spogliato della sua carica offensiva provocando forti emozioni e un senso insostenibile di colpevolezza ai soldati inglesi posti davanti a Uomini e non feroci aggressori. Oggi dì un simil fare sarebbe impossibile, visto l’impersonalità delle guerre attuali, in cui non c’è la diretta coscienza e responsabilità del soldato di fronte le vittime. Necessita dunque trovare un altro modo per portare a un cambiamento repentino. Prima di tutto bisogna cogliere la Rivoluzione come Rigenerazione (del corpo, dello spirito, delle idee e dell’essere) e Nuova Generazione: un “genera - azione” interiore, intima ma anche esteriore, materiale, intesa come pro-creazione. Alla luce della mentalità e delle istituzioni odierne, in cui un atto rivoluzionario cade spesso sotto la dicitura di terrorismo, attentato, guerra (alla giustizia, alla libertà, alla sicurezza…) anche senza azioni prettamente violente negli eventi, è l’unica soluzione attuabile che si ha a disposizione per modificare “pacificamente” e naturalmente la tragica situazione quotidiana: crisi economiche, politiche schiacciate dalle banche, soluzioni insoddisfacenti, espatri in Svizzera dei piccoli impresari italiani fedeli alla qualità piuttosto che alla quantità, invasioni dei popoli poveri, tagli all’istruzione e alla cultura…tutto però sommerso dalle banalità quotidiane e dal gossip parlamentare. Tutti sentono la crisi, economica ed esistenziale, ma non si muove nulla. Con un ritorno alla generazione, alla vita che porta con sé una nuova ondata di menti e cuori, la situazione cambierebbe. Si metterebbe con le spalle al muro una politica fallimentare, che non può risolvere la sua incompetenza con privatizzazioni e degrado. Si arriverebbe forse a un’auto collasso del sistema, passaggio obbligato per un Rinnovo Totale.
La Rivoluzione del terzo millennio passa dunque per una Rigenerazione: non essere più un popolo in estinzione, abortivo, suicida, depresso e autodistruttivo (simboli di una società in decadimento), che vive passivamente, ma divenire attivo e partecipe, sovversivo, riaffermando la Vita e il Vivere nel senso più totale e completo. Allontaniamoci da questa Realtà Mortifera e Mistificatrice, inautentica, che si nutre di mero lavoro; che genera forme di alienazione collettive dal carico quotidiano (droghe, sesso, tv spazzatura…) e che, nello stesso tempo, allontana la fine, l’invecchiamento, il capolinea (con lifting, creme anti-età, tiraggi, prodotti a lunghissima conservazione…) per non farci rendere conto di aver buttato la nostra esistenza dietro l’effimero, scagliandoci con crudele violenza in questo inferno quando ormai è già tutto perduto.

sabato 16 aprile 2011



Questa mattina l'Ass. culturale Sol Invictus ha distribuito davanti ai Licei Classico e Scientifico di San Benedetto del Tronto dei volantini inerenti alla problematica dei recenti flussi migratori scaturiti dalla guerra in Libia.

domenica 27 marzo 2011

PROGRESSO CONSUMISTICO

Progresso. Sviluppo. Futuro. È verso queste tre parole che la società si orienta in ogni sua scelta e politica economica, sociale, culturale e antropologica. Ma per quale obiettivo precisamente? E in che modo? Un qualsiasi demagogo (quanto un illuso) potrebbe facilmente rispondere che si mira allo sviluppo per “garantire a ogni essere umano quelle condizioni materiali e mentali per condurre una vita migliore, permettere di avere un’esistenza dignitosa e usufruire a pieno delle proprie capacità e opportunità”. Parole molto belle e prospettive desiderabili, ma di valore e concretezza pressoché nulla. Riflettendo con più attenzione al termine preso in questione si può vedere come questo sia spesso usato come sinonimo di progresso, ed entrambi indichino una propensione verso l’avvenire, connotandolo di una certa positività. Sentiamo comparire frequentemente queste parole nell’era moderna, in bocca a molti scienziati, inventori, filosofi, letterati; specie con la nascita dell’ Illuminismo e del Positivismo, correnti connotate da una ferma fiducia nella ragione e nelle capacità umane, volte alla trasformazione, alla manipolazione e alla scoperta della natura, per svelarne i misteri e piegarla alle proprie esigenze garantendo così aspettative di vita maggiori e migliori. Tuttavia con “sviluppo” si deve far riferimento soprattutto alla società capitalista, che sfruttando questo concetto ha potuto perpetrare la propria logica malata del consumismo, dello strumentalismo e del guadagno di pochi. Ben diverso dal “progresso” che indica più una naturale evoluzione intrinseca di qualcosa o di un evento, nello sviluppo troviamo invece un impegno di energie e capacità, una concentrazione, una ricerca volontaria e indirizzata verso uno scopo. Quello che dovrebbe portare a un benessere universale finisce per rivelarsi strumento di oppressione: in nome dello sviluppo si dislocano fabbriche nazionali e imprese condannando gli operai alla fame, in nome dello sviluppo si dissanguano risorse ambientali e umane dei paesi meno avanzati, in nome dello sviluppo si esaspera l’utilizzo della tecnica e della manipolazione scientifica che ci sta portando all’autodistruzione. Così abbiamo cittadini disoccupati o in cassa integrazione, popoli disumanizzati, immigrazione alle stelle, medicinali che ammazzano invece di guarire, presunte catastrofi imminenti, il buco nell’ozono, scie chimiche misteriose, la clonazione, gli ogm (che sono stati sperimentati e accolti per risolvere il problema della fame nel mondo ma che in pratica non fa altro che avvelenare le culture europee e americane, lasciando i morenti al loro destino). Tutto poi rientra nel circolo del consumo, perché le migliori condizioni di vita oramai si misurano solo sulla quantità di beni effimeri accumulati e sull’ ampia capacità di acquisto, tralasciando completamente un’evoluzione del pensiero, della dignità e del rispetto per l’uomo. Per portare avanti questo ideale sono state create e commissionate parecchie associazioni ed enti umanitari, che fingono di fornire il beneamato benessere ai più disagiati nascondendo la loro vera natura. Alla fine però si svela il vero intento di questo progresso: il solito ed esclusivo guadagno dei “potenti”.