mercoledì 2 novembre 2011

IL ROSSO DELLA VERGOGNA

All’inizio dell’anno, il 12 febbraio, abbiamo voluto ricordare con un piccolo banchetto simbolico e un volantinaggio nel corso di San Benedetto, le vittime delle foibe e l’esodo di trecentomila istriani, fiumani e dalmati sulla fine del secondo conflitto mondiale. Colpiti dall’odio e dalla ferocia rossa delle forze slave. Fu consumato un vero sterminio etnico dai soldati titini nei confronti d’innocenti “colpevoli” solo di essere italiani, torturati, legati con filo spinato, gettati vivi nelle profondità dei crepacci carsici senza nessuna pietà, neanche per donne e bambini, che anzi furono tra coloro che patirono più sevizie e angherie. A differenza di altre ricorrenze e giornate commemorative, il Giorno del Ricordo, istituito all’incirca da sette anni appena, passa piuttosto sott’ombra e viene poco “pubblicizzato” a parte qualche veloce e sbrigativo accenno nei telegiornali, quasi che il giorno di San Valentino riceve più onori. Non volendo, tuttavia, ricadere nelle classiche categorie e divulgazioni generalizzate sull’argomento e preferendo evitare pregiudizi affibbiati a quei pochi che hanno la voglia di riportare alla memoria questa triste goccia nelle nostre vicende nazionali, o veloci liquidazioni da una certa branca politica, ci limiteremo solamente a riportare in una sintesi (ingiusta e indegna) una spregevole storia personale, di una ragazza di soli 23 anni. Norma Cossetto, una giovane intelligente, piena di vita, creativa e atletica, dal carattere gentile ma nello stesso momento forte e orgoglioso, come solo le donne di un tempo sapevano essere, è deportata insieme a tanti altri nell’ex caserma dei carabinieri ad Antignana. Dopo il suo netto rifiuto di unirsi alle bande comuniste, scegliendo di non tradire il proprio sangue e la propria terra, pronta ad abbracciare la Sorella Morte, tra il 4 e il 5 ottobre del ’43 subisce crudeltà e violenze inaudite. Non è semplice raccontare la sua storia ed è inevitabile farlo senza sentire una morsa al petto, il fiato spezzato e un forte senso di sdegno e vendetta…è molto straziante il ricordo di questa ragazza, legata a un tavolo di legno, picchiata e ferocemente abusata tutta la notte, senza tregua da 17 partigiani titini. Al mattino viene crudelmente gettata, legata con del filo spinato, viva, con un bastone nei genitali, segno di una bestialità e violenza sadica ingiustificabile, in una foiba. Pochi giorni dopo viene estratto il suo povero e disonorato corpo, insieme a tanti altri e grazie a una successiva e momentanea occupazione tedesca del territorio, è stato possibile trovare alcuni dei carnefici, i quali confessano e vengono giustiziati sotto la richiesta furiosa del popolo. Solo nel dicembre del 2005 l’ex presidente Ciampi, dopo più di mezzo secolo di mistificazioni e falsità, riconosce e concede la Medaglia d’oro al merito civile alla ragazza, con il suo sacrificio e la sua infelice storia.

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