giovedì 10 marzo 2011

NOBILI GUERRIERI

Guerra e Gioco; Violenza e Cultura; Lotta e Civiltà. A primo sguardo sembrerebbe non ci sia nessuna connessione logica, né tantomeno morale tra queste coppie, apparentemente, paradossali. Eppure svolgendo un’analisi più attenta, si può notare come in realtà siano strettamente collegati i termini elencati. Innanzitutto: il conflitto come gioco. L’uomo è un essere ludico, come molte altre specie animali per natura. Questa sua componente però la ritroviamo in diverse attività tipicamente umane come l’arte, la filosofia, il linguaggio, la musica e in quelli che sono giochi veri e propri (di logica, di gruppo, solitari…). Tra queste manifestazioni la forma più curiosa sotto la quale si presenta l’elemento ludico, è la Lotta, che può indicare sia la guerra simulata o scontri agonali, senza spargimento di sangue, sia conflitti bellici violenti e mortali. Entrambi i modi hanno svolto un ruolo decisivo nello sviluppo e nella progressione della cultura. Infatti, queste esperienze si svolgono con regole, spazi e tempi ben determinati, ognuno assume il ruolo più consono ed è necessario che ciascuno mantenga gli accordi stabiliti, come in un vero e proprio gioco nel quale molto importante diventa dunque la fedeltà, la temperanza e l’ingegno. Non tutte le guerre però sono uguali. Ai primi scontri armati primitivi, intrecciati con una componente sacrale e provvidenziale, ritroviamo una forma di onore e stima anche verso lo sconfitto, che ha dimostrato coraggio accettando lo scontro; segue sulla stessa morale la contesa tradizionale. Nascono caste di guerrieri, nobili e samurai, la guerra diviene una professione e una vera e propria Arte. Coraggio, fedeltà, dignità e rispetto dell’avversario considerato se meritevole, un proprio pari, diventano le colonne portanti di un nuovo codice d’onore. Germoglia così lo Spirito Guerriero che coltiva l’anima, la virtù, l’audacia, la fiducia in una parola data, l’eroismo e l’intraprendenza. I giovani delle società arcaiche decantavano poemi e storie di Achille, Ettore, Leonida e i suoi spartani; di legioni romane, grandi condottieri e prodi combattenti, samurai del grande impero e antichi eroi popolari; esercitando nella quotidianità della propria comunità e al servizio dell’impero fierezza e onestà. Un grande gioco di forza, onore e fedeltà che ha permesso un’evoluzione dei rapporti umani, tra compatrioti e nemici, portando a un più elevato grado di civiltà. Stravolge purtroppo tale approccio bellico l’era moderna, per raggiungere un’estrema degradazione con quella contemporanea. Salta fuori la morale di “il fine giustifica i mezzi”, lasciandosi alle spalle tutti i valori feudali e la loro magia. S’incrementano studi e tecnologie in grado di provocare il più alto numero di danni, vere e proprie armi di sterminio di massa. Chiunque entra così in guerra: donne, bambini, anziani non sono più lontani dai campi di battaglia, subendo al limite le conseguenze di una conquista o invasione. Non c’è più combattimento fondato sullo spirito del corpo, ma su tecnologia e distruzione.

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